lunedì 31 dicembre 2007

Solo Musica. Nessun bilancio.

Ok. Mi piacerebbe chiudere l’anno con un post più leggero. Insomma “leggero” per modo di dire. Non vorrei cadere nei bilanci di fine anno, se no finisce male davvero. La mia testa è pesante di pensieri anche in questo ultimo pomeriggio dell’anno e come sempre cerco di alleggerirla con la Musica.. Io vivo di musica, anche quando non vivo. .. quindi mi sono detto, perché no? Ok io non amo le classifiche. Per niente. E non amo nemmeno recensire i cd. Come chi mi legge sa, parlo quasi esclusivamente dei live e non degli album da studio. Perché appartengo alla scuola che pensa che nel live l’artista dia il meglio (o il peggio…) di sé. Perché un live può stravolgere in positivo o in negativo il senso che hai dato ad un album. La musica poi, i testi e le emozioni che i pezzi mi danno, vengono fuori in ogni mio post. E quindi ho pensato di dire due parole due su quelli che considero i capolavori usciti nel 2007.. pochi album che hanno segnato il mio anno… perché ci sono stati tanti album belli .. e tantissimi orribili… ma pochi mi hanno colpito profondamente, forgiando il mio tempo e i miei umori in questo lungo anno. Ecco.. ne cito qualcuno (anche se chi mi segue saprà già i nomi degli artisti che sto per fare…)…



Come non partire da “American Doll Posse” di Tori Amos? Perché aspettavo quell’album da quando è uscito “The Beekeeper” che non mi ha convinto fino in fondo. E Mrs Amos è tornata a mio parere con un gran album. Pur se con alcune tracce discutibili da un punto di vista musicale, i testi e la grinta non lasciano dubbio: Tori è e rimane il top. Pezzi come “Smokey Joe” e “Dragon” sono sufficienti per parlare di un ritorno in grande stile. Ho amato ogni istante del concerto di Firenze a cui ho avuto la fortuna di assistere. Se poi aggiungo che prima del concerto ho anche potuto parlarle qualche istante… beh non ci sono parole… il mio amore verso questa grande donna cresce ogni anno.


Poi procediamo con il ritorno dei mitici grandi Radiohead con “In Rainbows”. Anche questo un ritorno atteso e carico di aspettative. E Thom e soci non si sono smentiti per niente. Un insieme perfetto di assonanze e dissonanze sonore che compongono uno stile definibile soltanto con la parola “Radiohead”. La voce di Thom mi è entrata da anni nel cuore e la trovo sempre più incisiva… mentre recita (cantare è poco per artisti come lui…) i testi tra l’intimistico e l’enigmatico.. Prima l’album scaricabile solo su internet (la nuova lezione dei Radiohead al mercato discografico) poi il cofanetto.. con altri pezzi… che sto ascoltando anche in questo preciso istante..


Ecco che nel mio ultimo soggiorno inglese mi sono imbattuto per caso davanti al nuovo album di PJ Harvey, “White Chalk”. Uscito senza clamore ed essenziale nella grafica della copertina, così come negli arrangiamenti dei pezzi. Eppure dal primo momento in cui l’ho ascoltato, la sua voce (che ben conosco) e le sue parole, mi hanno graffiato il cuore senza pietà. E ho trovato la giusta colonna sonora per sanguinare. I testi sono preghiere oscure fatte di sensibilità soffocata. Non ho mai sentito Polly così vicino. Avevo bisogno di un album così in questo momento.


Chiudo con l’ultima splendida scoperta dell’anno… Eddie Wedder “Into the wild”… amo i Pearl Jam ma da un po’ non mi colpivano… Ci è riuscito questo lavoro solista di Wedder... una voce che scalda e coinvolge.. e pezzi davvero eccezionali.. come “Society” .. un testo che vorrei davvero avere scritto io…

Su queste note auguro a tutti voi un buon inizio… e lo auguro anche a me.. è stato un anno molto pesante.. che mi pare sia durato un secolo… chiedo al nuovo anno soltanto un po’ di leggerezza… e la possibilità di riuscire a stare un po’ meglio.
Domani pomeriggio parto per la Bretagna; starò via tutta la settimana. Spero mi faccia bene.

Un abbraccio a tutti

venerdì 28 dicembre 2007

My utmost heart



I am injuring the Land
With my feet on the wet soil
While the snow is going to melt
It’s a Christmas without soul

It’s just an example as the life could be
If my mind was mellow I would no more bleed

I take pictures in my head
As a child without a pen
They can memorize a man
Walking alone along paths

Love is just a row of sad etceteras
It’s driving me too my utmost heart

You should have been you should have been
You should have been like a temple
Your skin around your dreams
You should have been like a candle
Burning up all the greed

I count weeks from yesterdays
And the months from the last rain
I lapse into silence when
Too much noise is on my edge

It’s not pathological the state I’m in
It’s my utmost logic to live as I live

You should have been you should have been
You should have been like a temple
Your skin around your dreams
You should have been like a candle
Burning up all the greed

(immagine dal sito www.keithparkinson.com)

martedì 25 dicembre 2007

Orion’s belt



Orion you are, upon my window
And I read the winter in your belt
Oh I am far from my weeping pillow
I can’t sleep while autumn’s going to end
It’s as I need something more
Than staying here almost lost… while the winter comes

Whispers talk to me, missing to ask
If I agree listening to them
They go on to speak of a new land
Wide opened behind this old hell
And my eyelids on the pane
Show I am ready for this new way… winter’s going to face

Stars tonight are my own treasure
They can give me the strange pleasure
To think eternity exists

I am nothing but a shadow
Waiting for being a new Abel
‘cause we are what we didn’t think

I confess to you, in front of the sky
Suburban as I like it to call
All that I have learned it is just a light
Love can turn off it or can turn on
And we are here to know what
Our remiss minds have lost… winter never ends

Stars tonight are my own treasure
They can give me the strange pleasure
To think eternity exists

I am nothing but a shadow
Waiting for being a new Abel
‘cause we are what we didn’t think

Orion you are, upon my window
And I read the winter in your belt

lunedì 24 dicembre 2007

I don't know what really happened




La tua lettera mi è arrivata proprio la Vigilia di Natale. È arrivata bagnata da un pioggia gelida, quasi neve. L’ho toccata incredulo, come non mi appartenesse. Come non fosse indirizzata a me. L’ho aperta nella semioscurità serale ferita dalle luci colorate. Ogni parola ha assunto sfumature differenti. Ho bevuto le lettere con la mia mente avida, lasciando che il sangue si concentrasse attorno al cuore. Come se tu mi fossi stata davanti. Come se la lettera fosse il tuo corpo. Smarrito nei profumi e negli odori di un Natale improvviso, ho visto i tuoi occhi sfiorarmi e rimproverarmi silenziosamente mentre leggevo. “Please don't reproach me for how empty my life has become”. Mi scrivi di un Natale che svuota di senso la vita. Che ruba quel poco che si era raccolto per svenderlo e coprirlo di nastri colorati. Per questa festa mi regali i tuoi pensieri sfregiati da questo tempo di guerra. Sono costretto ad accoglierli nel mio harem di finta pace in cui mi sono confinato. Sono secoli che non avverto la tua umanità di seta. Solo freddo ghiaccio e parole come coltelli. Non so come reagire, mi trovi impreparato. Completamente inerme di fronte alla tua debolezza. Salgo le scale al buio. Toccando le pareti per orientarmi. Le mie mani sfiorano il muro gelido, ne cercano le forme. Ora mi sembra sia stato tutto inutile, tutto senza senso. Dalla tua lettera due parole urlano di ferocia: delusione e incomprensione. “I don't know what really happened. I watched your disappointment at being misunderstood”. Eppure inizio a capirti; gradino dopo gradino leggo la tua coscienza costernata di fronte ai muri invalicabili che ho innalzato intorno a me. Mi chiedi dove sono sparito. Non so rispondere. Di certo non sono più parte del nostro antico mondo. Lo vedo lontano tanto quanto sento distante te. Raggiungo il salotto, già imbandito per la cena rituale. La tavola brilla di luce propria. Dalla cucina sento provenire risate e commenti. Io osservo e ascolto questo universo estraneo. E sento le tue parole contorcersi nel mio stomaco. “Something metal tearing my stomach out, if you think ill of me”. Mentre entro nella mia stanza buia penso a quante infinite volte ho tentato di decifrarti, cadendo poi sfinito senza riuscirci. Ora, cosa mi stai offrendo? Sappiamo che il tempo va in una sola direzione. Mi osservo nello specchio nella penombra. Con la tua lettera in mano mi aiuti a comprendere quanto sono cambiato. Non riconosco più il mio viso. Non coincide con quello dell’uomo a cui stai scrivendo. Se mi vedessi te ne renderesti conto anche tu. “I tried to learn your language but fell asleep half undressed unrecognizable to myself”. Mi sdraio sul letto e mi sfilo i jeans. La pelle nuda delle mie gambe a contatto con la coperta fredda mi fa rabbrividire. Sono sconfitto. Da te e da questo Natale di stracci bagnati ricoperti d’oro. Mi invade una dolcezza mista a rassegnazione. Vorrei averti qui, ora. Ma non vorrei vederti mai più. È banale dire che ti perdono. Ancora di più è chiederti di fare la stessa cosa. In questa sera di luci finte le colpe si sciolgono nella solitudine come sale nell’acqua bollente. Mi accorgo solamente ora che è davvero Natale. “I forgive you….”. “Can you Can you Forgive me Forgive me Can you Can you Forgive me. Too. Too”.
Le parti inglese sono tratte da "Broken Harp" by PJ Harvey

sabato 22 dicembre 2007

Sanctuary


This is an important moment
I’m touching my fears with both my hands
The autumn is almost over
And I can’t say if my choice is proper

I see a face reflected on the mirror of
My dreams I don’t know whose is it that vision really

I can say words are my lovers
They are the only ones that can give me help
While in this world of covers
Nobody is speaking of what life does mean

I bleed as my thoughts could be only some giant
Tricks without any truth inside their sanctuaries

Oh why I am just a sad model
Into a reality of bother

I need I need to kill this
Before it can take from me everything

Don’t lie you are like me, to wander
Among these ghosts it is just smother

I’ll be one day able to be free
From every false bright sanctuary

The lambs can devour the lions
Oh if they can masquerade enough
As the snow can burn the town
If it was the chemical compound

Not me it is all that can see around
To me, all is fiction all is empty sanctuary

Oh why I am just a sad model
Into a reality of bother

I need I need to kill this
Before it can take from me everything

Don’t lie you are like me, to wander
Among these ghosts it is just smother

I’ll be one day able to be free
From every false bright sanctuary

giovedì 20 dicembre 2007

I can't believe that I would keep you from flying



Scrivere di te è banale. Nessuna parola, nessuna frase può riuscire a renderti comprensibile, senza cadere nella mediocrità. Perché tutto è mediocre se confrontato con te. Eppure in questa notte di pensieri erranti senza pace, ho un bisogno fisico di parlare di te. Di te e di noi. Perché non ho mai fatto l’Amore con te, eppure ti amo immensamente. Ci sono cose più intime e più profonde. Perché se abbiamo condiviso la Musica, non ci può essere niente di più grande. Nemmeno quell’Amore tanto idolatrato dai poeti. Ma questo possiamo capirlo soltanto tu e io. Nessun altro. Non avrei mai immaginato, prima di te, che qualcuno potesse entrare nei meccanismi che collegano il mio cuore alla mia mente e dai quali poi sfociano, come da una sorgente sotterranea, le parole e le note. Tu hai osato penetrare il mio pensiero e lo hai fatto, straordinariamente, senza invadermi. Mai. Lo hai fatto attraverso le melodie e le frasi con cui abbiamo tradotto i nostri pensieri, l’uno per l’altra. Abbiamo sanguinato insieme, feriti da una realtà affilata. Abbiamo osservato le nostre vene esplodere di vita, di morte e di talento incompreso. Ci siamo uniti in nome della Musica e abbiamo sfidato il mondo. Nei lunghi pomeriggi in compagnia del pianoforte e delle nostre voci. La tua, splendida e regale. La mia, acerba ed emotiva. Tu. Mi hai accompagnato per mano, maestra paziente e raffinata di maieutica, tra i frammenti di ispirazione e le confessioni notturne di un ragazzo troppo vecchio per potere crescere. Ho capito dal tuo sguardo cosa significhi amare qualcuno senza alcuna pretesa di possesso o di vanità. E io. Ti ho raccolto dal buio e ti ho stretto in un affetto a me stesso sconosciuto, desiderando proteggerti da ciò che io stesso temevo. Ti ho osservato brillare e poi decadere e poi rialzarti e poi accasciarti sconfitta. E ti ho sostenuto nel mia debolezza fatta di comprensione e lacrime trattenute. Ora cosa accadrà? Ora che la vita ha sconfitto il tuo traguardo e i nostri progetti sono stati arsi dalla sterilità del mondo, siamo forse destinati all’oblio? Ora che il distacco incombe sopra la mia anima come valanga di ghiaccio appuntito, non mi resta che contare le mie lacrime di solitudine. Senza che nessuna di esse possa bagnare il tuo cuore. Perché mai potrei impedirti di trovare finalmente una casa. Né mai potrei sbarrarti il passo verso l’Amore. Le mie lacrime ti accompagneranno nel silenzio verso il nuovo orizzonte che hai scelto. Un orizzonte bianco chiazzato di mare. “These tears I've cried, I've cried, 1000 oceans. And if it seems I'm floating in the darkness. Well, I can't believe that I would keep, keep you from flying, and I would cry 1000 more if that's what it takes to sail you home sail you home sail you home”. Non ci saranno più quattro mani sullo stesso pianoforte. Non vedrò più le mie parole mischiate alle tue senza che l’origine sia riconosciuta. Scomparirà il sapore del tè delle cinque, assaporato tra i pensieri del tardo pomeriggio. Non avremo che i ricordi di quegli istanti preziosi rubati dai treni e dall’incombere della realtà. Le nostre anime si osserveranno da lontano e si racconteranno di vite distanti centinaia di miglia. Ti ritroverò nella nostalgia e nei momenti in cui la poesia si impossesserà ancora della mia vita, senza chiedere il permesso. “And if I find you, will you still remember? Playing at trains or does this little blue ball just fade away”. Con Noi scomparirà un sogno esteso più del mio stesso universo. Un sogno che ancora mi farà piangere e ridere fino al tramonto di questo secolo di guerra. Non so capire ora, in questa valle più nera della notte, quale sarà il mio ruolo, dopo la tua partenza. So solamente che, nell’impossibilità di rincontrarti, ti seguirò ovunque con il mio cuore trafitto. “I'm aware what the rules are but you know that I will run, you know that I will follow you, over Silbury Hill through the Solar Field , you know that I will follow you”. Tutto cambierà. Insieme con l’autunno che sta cedendo il passo all’inverno. Sapiente di sofferenza e avido d’Amore. E io attenderò silenzioso, accanto al pianoforte muto, che la tua vita rinasca altrove e che la mia possa finalmente tramontare.

Le parti inglese sono tratte da "1000 Oceans" By Tori Amos

lunedì 17 dicembre 2007

Dearest darkness



Insieme abbiamo osservato questa neve indecisa. Questi fiocchi leggeri che sembrano sfidare la gravità e tornare verso il cielo. Aprendo la finestra abbiamo annusato il profumo di legna bruciata aleggiare sui campi biancastri. E la luce del tardo pomeriggio scemare gradualmente. Ho atteso silenziosamente che tu tornassi da me, anche stasera. Ti sei avvicinata dolcemente e ti ho accolta con la sicurezza di chi ti conosce bene da sempre. “Dear darkness dear I've been your friend for many years”. Così non è cambiato nulla. La mia infinita adolescenza decrepita di speranze disilluse trova ancora in te la sua dimensione ideale. L’uomo che è in me si ritrae di fronte alla tua benevolenza e il ragazzo può di nuovo amarti incondizionatamente. Coprendosi di te. “Dear darkness dear darkness. Won't you cover, cover me again?”. Promettimi di nuovo che mi proteggerai dalla luce volgare che tenta di insinuarsi nella mia anima. Dimmi ancora una volta che non dovrò mai temere di essere squarciato dalla crudele vanità di questa vita. “Won't you do this for me? Dearest darkness and cover me from the sun”. Quando la luce decadente ha smesso di sorridere ipocrita al mondo ed è soffocata nel tuo abbraccio, mi sono sdraiato e in pochi minuti mi sei apparsa in sogno. In quello stato che viene dopo la veglia ma precede l’abbandono del sonno ti ho visto accanto a me, sorridermi maliziosa e sensuale. Io stavo con persone che tu non puoi conoscere e ti osservavo da sola, seduta in un tavolo appartato. Ti ho raggiunto abbandonando coloro con cui conversavo e ho lasciato che tu iniziassi a raccontarmi di noi, del modo in cui l’autunno sta lasciando posto a questo inverno di grafite. Le tue parole mi hanno stretto la gola. Come un cappio di seta nera. “And the words tightening. The words are tightening around my throat”. Di nuovo mi abbandono a te, ora che ho smarrito ogni senso e ogni direzione. E di nuovo ti chiedo di soffocare il mio desiderio e il mio amore, inutili ricami del cuore. Avvolgi l’amore come sai fare con la terra ogni notte. E lascialo senza respiro. “Around the throat of the one I love. Tightening, tightening, tightening. Around the throat of the one I love. Tightening, tightening, tightening”. E allora sarò di nuovo tuo, senza più riserve. Ormai la notte è fonda. Ci sei soltanto tu. Trionfante e sublime. Oscurità.
Le parti in inglese sono tratte da “Dear darkness” by P J Harvey

domenica 16 dicembre 2007

Cristina Donà, 15 dicembre, Bologna




“Tu mi dicevi che la verità e la bellezza non fanno rumore”… con la splendida “Settembre” è iniziato il concerto della Donà all’Estragon di Bologna, ieri sera. Un concerto che mi ha coinvolto e stupito anche molto al di sopra delle mie aspettative. Non conosco Cristina Donà da molto. Direi sia da qualche mese. Ma dal primo ascolto di “Nido” me ne sono innamorato. E non è per niente facile che io mi avvicini alla musica italiana. È qualcosa di raro. Sono abbastanza anglofilo nei miei gusti… in campo musicale e non solo. Ma la voce particolare e soprattutto i testi raffinati ma dal significato potente e diretto mi hanno subito preso. Ecco… tornando al concerto di ieri sera. La Donà live ha la straordinaria capacità di saper dosare momenti intimistici e delicati… a momenti di rock anche abbastanza duro.. in modo direi perfetto. Questo lo sa fare grazie anzitutto alla sua voce che sa essere potente e poi struggente e poi sottile e poi sensuale e poi ironica e poi… Insomma una voce che mi ha davvero sorpreso per la sua duttilità e la sua capacità di adattamento. Una voce che viene dall’indole stessa della cantautrice.. la quale passa da momenti tragici e malinconici.. a momenti ironici che rasentano la comicità… Sì perché se con alcuni pezzi mi ha quasi commosso (e un po’ me lo aspettavo..), ma mai avrei immaginato di ridere di gusto.. invece Cristina sa scherzare a intrattiene il pubblico anche con battute e simpatici giochi che coinvolgono sempre la sua straordinaria capacità vocale, anche nel parlato. Una gag su tutte: dopo la fine della prima parte del concerto ad un tratto la Donà torna sul palco tra gli applausi e vede due ragazze che si allontanano… rivolgendosi a loro dice: “ma non vorrete mica andare via adesso!?”. Loro rispondono che debbono andare a lavorare ma che vorrebbero tanto sentire prima il loro pezzo preferito… E lei si ferma e dice: “Ok ve ne faccio un pezzetto in fretta!”. Poi si mette ad accordare la chitarra.. e mentre lo fa si rivolge a quelle ragazze e dice “Se arrivate in ritardo dite al vostro capo che è colpa di Cristina Donà che doveva accordarsi!!”. Risate generali. Insomma, davvero una grande. E oltretutto molto umile e semplice, piena di ringraziamenti e attenzioni per il suo pubblico (cosa non scontata, ve lo assicuro). Dopo una sessione con la band (bravi musicisti) più rock, ha fatto qualche pezzo da sola con la chitarra acustica… e poi di nuovo con la band per la chiusura. Tanti i pezzi che amo e che ha fatto.. da “Nido” (tutto in falsetto) che adoro.. a “L’ultima giornata di sole”.. a “Mangialuomo” … Da “Niente di particolare (a parte il fatto che mi manchi)”, a “Migrazioni” , a”I duellanti” a “L’eclisse” , a “Universo”.. dall’ultimo album, La Quinta Stagione. Insomma, davvero un bel concerto e una stupenda Cristina Donà davvero in forma. È bello pensare che nella musica italiana, così in decadenza da molti anni ormai, ci siano ancora realtà come questa, una cantautrice che ha davvero qualcosa da dire e da mostrare. Un solo appunto: ringrazio il tecnico delle luci per avermi abbagliato più o meno costantemente durante tutto il concerto e per avermi conseguentemente fatto perdere tre gradi per occhio. Grazie.

sabato 15 dicembre 2007

Ludovico Einaudi, 13 dicembre, Reggio Emilia




Nell’attesa che questa marea di pensieri, che mi circolano dal cuore alla testa e dalla testa al cuore, decida di palesarsi sotto forma di parole o di musica… scrivo due righe su un bel concerto a cui ho assistito giovedì. Il piano è ed è sempre stato il mio strumento preferito.. suonarlo mi scalda le mani e anche l’anima… e ascoltare chi sa suonarlo bene mi dona una bellissima sensazione…di purezza e di luce. Quindi ecco che non mi potevo perdere Ludovico Einaudi in Teatro. Lui è un pianista molto famoso che conosco di fama ma non in modo approfondito.. io che sono legato ai grandi pianisti compositori del passato… non facilmente mi approccio a quelli moderni senza pregiudizio alcuno. L’ho fatto con Giovanni Allevi e non me ne sono pentito. E anche Einaudi… sapevo che l’avrei presto o tardi incontrato.. Ed eccomi al Teatro Ariosto in balconata, quasi sul palco, per ascoltarlo. E devo dire che dopo una terribile giornata come quella di giovedì, ci voleva proprio. Einaudi suona in modo molto suggestivo ed evocativo. Ascoltandolo si formano nella mente delle vere e proprie immagini mentali, è straordinario. E si passa dal bosco assorto nella quiete serale di un inverno malinconico, ad una notte dolce e calma sul mare con l’Amore che ti sussurra nell’orecchio birichino. Incredibile quante emozioni diverse siano richiamate. Einaudi è davvero tutt’uno col suo piano: può sembrare scontato dirlo, ma se lo si osserva suonare, le espressioni del volto e delle labbra seguono ogni nota in modo immediato e fisico. E quando a fine pezzo toglie le mani dal piano e le appoggia sullo sgabello, sembra quasi subire una metamorfosi, un distacco da un parte di sé. Torna Ludovico e se ne va l’entità unica Ludovico + piano. Entità che torna puntualmente all’inizio del pezzo successivo. Il musicista ha detto durante il concerto che non segue mai scalette predefinite… suona i pezzi lasciandosi trasportare dall’intuito, compiendo le scelte in base al suo mood della serata. Penso sia una cosa molto bella, che va ancora una volta a rinforzare l’idea di trovarsi di fronte ad un musicista genuino ed emotivamente coinvolto. Non è poco. Quasi 2 ore di concerto, passate senza alcun tipo di insofferenza, nonostante la stanchezza atavica che mi porto dietro in questi giorni orribili. Ancora una volta mi sono dimostrato che la Musica è la mia unica ancora di salvezza.

domenica 9 dicembre 2007

Whatever Fate



I’ve discovered curious faces
Lookin’ at me at my eyes
I’ve seen them while they were fading
Behind the tears I was crying

You can help me to discover
What is there behind the screen
While I try to become older
But I’m always on my knees

Then I’ve found another mourner
In a disco club near me
He was speaking by the corner
Saying what I really miss

Yes may be I was forsaken
‘cause I live a different life
While they try to find a shelter
I am naked on the ice

Whatever fate oh will fall.. on me
I’ll catch its letters and words.. and I’ll read
‘cause no one can know
What’s going to fall

Under the sun of the sleepless
I let my skin become brown
Risking to fall in the deepest
Black hole I have ever found

No reaction from my body
Only some thoughts in my mind
They are circling as always
Just ignoring it’s not the time

Whatever fate oh will fall.. on me
I’ll catch its letters and words.. and I’ll read
‘cause no one can know
What’s going to fall

venerdì 7 dicembre 2007

You'll go to hell for what your dirty mind is thinking



Rientro dopo una serata inutile. Apparenza raffinata e calcolata. Fuori una notte limpida e tiepida come non vedevo da tempo. Il cielo cobalto inneggia alla libertà notturna. Nella mia mente una congestione di pensieri. Cerco di discioglierli nella quiete di una terrazza di cui avevo scordato quasi l’esistenza. Penso a tante cose e a tante persone. Mi chiedo quante di loro stiano pensando me e subito dopo mi rendo conto di quanto sia infantile questo pensiero. Non ho grandi idee per riempire il vuoto di questi giorni sterili ma sensuali. Nulla sta per accadere e tutto è perfettamente allineato sugli scaffali. Nemmeno un libro fuori posto. Amo questo ordine apparente eppure desidero con forza un terremoto che lo distrugga senza lasciarne traccia alcuna. “Don't get any big ideas they're not gonna happen”. Rientro nient’affatto infreddolito e mi spoglio nella penombra. Osservo la mia figura sullo specchio, sempre più fatiscente, e ancora una volta mi chiedo come questo corpo possa contenere i labirinti chilometrici dei miei pensieri. La risposta porta di nuovo a postulare la separazione del corpo dalla mente, due entità che devono convivere ma che, in fondo, non hanno nulla in comune. “You'll go to hell for what your dirty mind is thinking”. Mi sono dipinto di bianco per potermi veder puro come vorrei essere. Mi sono scoperto umano e fragile, come un amante. Ho riempito la mia bocca e le mie orecchie di rumore per impedirmi di ammettere la mia debolezza. E ora che l’ho persa, mi manca la mia umanità soffocata. “You paint yourself white and feel up with noise but there'll be something missing”. Stasera mi sono perso e non trovo più la strada per ritrovare me stesso. Tu avevi trovato per me una direzione ma io sono uscito dai binari. E ora procedo come un granello di polvere nel vuoto interstellare. "Now that you've found it, it's gone. Now that you feel it, you don't. You've gone off the rails”. Non so chi sarò domani e non desidero saperlo. Intanto il vento bussa più volte sulla finestra della stanza. Io non gli aprirò.

Le parti in inglese sono tratte da “Nude” by Radiohead

lunedì 3 dicembre 2007

Salvation of some kind



I’m a father without son I know
I have read it clearly in my soul
It’s the dream of the broken mirrors
This embrace of days called life by all

Salvation is behind the door
But there are almost thousand doors

It is etched on my peel a look
To be like the other people used
As I had a mantle just to put
Over my weakness and its roots

Salvation, is it something true?
Or it is an enchanted flute?

For all the moments I have seen
Burning up the sky
In front of my trembling eyes
Me flying so high
And then falling in sins and cries

For all the smiles lost in grief
I sell all is mine
‘cause I’ve no value in this life
I await a sign
A salvation of some kind… of some kind

Yes another cod sunset I love
‘cause I need to be a lover so
Without knowing where the sun has gone
I search crumbs of salvation

‘cause this is all we have to learn
Before the time can cut the hope

For all the moments I have seen
Burning up the sky
In front of my trembling eyes
Me flying so high
And then falling in sins and cries

For all the smiles lost in grief
I sell all is mine
‘cause I’ve no value in this life
I await a sign
A salvation of some kind… of some kind

sabato 1 dicembre 2007

Nancy Elizabeth, 30 novembre, Modena



Mi sono accorto che da un po’ non parlo di concerti. Un po’ perché da un po’ non ne vedo uno degno di nota, un po’ perché la mia cupezza emotiva mi fa scrivere tutt’altro genere di cose. Insomma, giusto per alleggerire un po’ la situazione, eccomi a parlare di questo bel concerto a cui ho assistito ieri sera! Nancy Elizabeth ha solo 23 anni, eppure il suo ultimo album “Battle and Victory” è stato salutato come una delle grandi sorprese del folk britannico. Ne avevo sentito parlare ma effettivamente non la conoscevo: ero in quella fase in cui vari elementi stuzzicano la tua curiosità verso un artista ma non ti sei ancora mosso nella sua direzione; il concerto è stato l’occasione giusta. Nancy Elizabeth è inglese: la immagino vivere in uno di quei paesini dispersi nella brughiera inglese (uno di quelli in cui mi trasferirei domani, per capirci), perché sì, tutto di lei mi ricorda la brughiera. La sua voce melodiosa dall’intonazione leggermente decadente. Il suo aspetto da bambina un po’ cresciuta ma con ancora il codino e le calze a maglia a pois bianchi e neri. All’entrata del locale, mentre ancora suonava un altro musicista, abbiamo chiesto ad una ragazza sola se la sedia accanto a lei fosse libera. Ci ha risposto inglese, ma non avevo capito fosse Nancy. L’ho scoperto quando è andata sul palco, lei sola con la sua chitarra e la sua arpa celtica a 22 corde. Fin dal primo istante è stata un’emozione. Una voce spontanea, di quelle che vengono direttamente dall’anima. Per nulla artefatta. Forse a tratti fin troppo immediata e quasi naif. Ma piacevole per questo. Ha una voce da bambina che però canta da donna. I pezzi sono molto graziosi. I temi dei testi spesso introspettivi e intimisti con immagini che sfiorano la poesia. Ed è incredibile come sa suonare la chitarra e l’arpa.. in modo così naturale.. come fossero parti del suo corpo.. Insomma, davvero coinvolgente. Poi la sua semplicità è straordinaria. Ci ha detto che era stanchissima dopo un giorno di viaggio dalla sua ultima data a Frosinone (causa sciopero dei treni): lei viaggia sola.. con la sua arpa e la sua chitarra.. su e giù per l’Europa. Dopo avere registrato il suo album in un cottage del 17esimo secolo. Dopo la fine del concerto, durato non molto devo dire, abbiamo parlato un po’. E’ davvero un tipo particolare! La Musica mi ha permesso di trascorrere una serata piacevole. Spero che iniziare così la prima ora di questo dicembre, sia di buon auspicio.

martedì 27 novembre 2007

If I'm wasting all your time



Il tuo messaggio è arrivato nel mezzo della mattina di pioggia. Lo attendevo con una sicurezza quasi scientifica. Un semplice invito a cui non posso dire di no? O qualcos’altro? A volte mi sembra tutto un gigantesco scherzo, per vedere chi di noi due, per primo, inizierà a ridere. Oppure a piangere. Ma ti conosco così bene che ho perduto gli strumenti per decifrarti. E non c’è nessuno che mi possa aiutare in questa impresa. “Had me a trick and a kick and your message. You'll never gain weight from a doughnut hole. Then thought that I could decipher your message. There's no one here, dear. No one at all”. Solo davanti allo specchio osservo i miei occhi interrogare la mia immagine mentre mi infilo i jeans, quelli che ti piacciono tanto. Poi parto, non posso non partire. Il sole ha aperto uno squarcio nel cielo e la ferita sanguina di luce. Mi lascio trasportare fino a te e penso a questo novembre bugiardo, che ci illude con un pomeriggio mite prima di ibernarci l’anima. Ti incontro e osservo i tuoi occhi in attesa scrutare i miei. Vaghiamo per i viottoli del tardo pomeriggio. Nessun argomento sembra coinvolgerci. Nemmeno i miei racconti: le persone, i voli d’oltremanica, i pensieri pesanti come il piombo. Nemmeno i tuoi commenti fra l’ironico e lo sconsolato. Nemmeno le carezze assurdamente timide e fredde. Nemmeno il sesso, disperato e quasi artificiale. C’è qualcosa. Qualcosa che ti allontana da qui, da noi, da me. “Something's just, something's just keeping you numb”. Ceniamo quasi in silenzio. Mi osservi come fossi parte dell’arredo della stanza. Eppure non ho letto nella tua voce alcun tipo di ostilità, nei giorni scorsi. Eppure so che non puoi vivere senza di me. Eppure sei sempre il satellite che mi gira attorno instancabilmente. O ti stai trasformando in un sole? Non ci possono essere due soli nello stesso cielo, il fuoco ardente ci brucerebbe. “You told me last night you were a sun now with your very own devoted satellite. Happy for you and I am sure that I hate you, two suns too many, too many able fires”. In questi mesi hai abbattuto i miei muri di carta. Li hai incendiati con la passione e la dolcezza. Mentre io ne ho costruiti di nuovi, per non farti annoiare. Mai. Nelle ultime settimane sono stato lontano e ho lasciato che tu corressi senza sosta. Sempre. Ora ci sono i conti, da fare. Seduti senza parlare osservo le tue spalle arricciarsi. “You can tell me it's over, it's over. you can tell me over, over your shoulder”. E inizio a capire. Le parole non dette diventano reali, forse per la prima volta. Parli di dubbi che entrambi conosciamo ma che mai sono stati espressi. Parli del tempo che passa e che non va sprecato. Mi fai male. Vorrei abbracciarti per farti capire che ci sono e ci sono sempre stato, a mio modo. Ma riesco soltanto ad aggrapparmi alla tua ombra decadente, sdraiata sul pavimento. “And if I'm wasting all your time this time, maybe you never learned to take. And if I'm hanging on to your shade I guess I'm way beyond the pale”. Siamo passati oltre ma non c’è nulla di definitivo. Esco senza parlare. Convinto di sentire presto i tuoi passi rincorrermi. Ma fuori tutto tace. Soltanto la luna piena, che non avevo notato, mi osserva fredda come un cadavere. Il viaggio di ritorno sembra infinito. Aspetto un tuo segno e arriva. Mi dici “Fa conto che sia finita qui, ma ricorda che ti voglio davvero un gran bene”. Poi basta. Perché le tue parole, rotte dal pianto, non mi bastano per rendere tutto patetico?


Le parti in inglese sono tratte da “Doughnut Song” by Tori Amos

sabato 24 novembre 2007

White heart



I remember, the sun turning around you, oh you
As a feather, I was flying up to you, oh you, oh you
In the few pure days of rain
I wrote poems ‘bout your face

Love is tender, as an injury of skin, it is
The pretender, soon the white heart could achieve and make it bleed
The pure colour becomes past
For the red one of the blood

But I’m living in the west shore
Yes I’m dwelling where I can love
With no one by my side, and no tear in my eyes

And sometimes it’s a great effort
But there is no other pressure
But the one of my heart, that is white as much far

Oh but when the night in the field arrives………

Do you see me, in the new cloth I can now wear?
I’m not freezing ‘cause I have bought a new sun, it was for rent
And it can keep hot my heart
More than any love or sun

‘Cause I’m living in the west shore
Yes I’m dwelling where I can love
With no one by my side, and no tear in my eyes

And sometimes it’s a great effort
But there is no other pressure
But the one of my heart, that is white as much far

Oh but when the night in the field arrives, yes I can cry

mercoledì 21 novembre 2007

The eternal waiting


I’ve got a piece of delusion in my hands
I am a creep ‘cause I cannot understand

I feel just protected by the clouds over
To me even if the soul is so greatly heavy

I know there is something more than this old hell
I hope may be one day to be where I’ll have

A peace now neglected by my life so little
Free from the cages built all around to me

So the eternal waiting
Is still long
Nothing can stop changing
And that’s all

There is a world… we don’t know
And it’s beyond… every wall

I play with flames in the passageway of life
I meet in the maze all the fakers of my time

I need this perpetual sense of powerless
In me so that I can say I couldn’t reach much more

I treat my grief as it was my precious twin
Lost in a mist in past centuries of ill

I feel in this evening only some futility
as the morning never could come tenderly

So the eternal waiting
Is still long
Nothing can stop changing
And that’s all

There is a world… we don’t know
And it’s beyond… every wall

martedì 20 novembre 2007

Silenzio di carta strappata


Forse che questo antico miraggio
sfumato di musica e di vita
stia volgendo frigido al ponente?

L’ultima luce sorride di noia
oltre il colle scosceso del tempo,
sacra apocalisse del destino

Cosa raccontare ancora di noi
all’anonimo pubblico del cosmo?
Solo silenzio di carta strappata.

lunedì 19 novembre 2007

Einfühlung



Da molto tempo volevo scrivere questo post di riflessione sul concetto di empatia, che ritengo la base stessa di qualsiasi rapporto interpersonale. E’ un argomento su cui ho riflettuto parecchio, ma l’idea di ragionarci qui mi è venuta da un post della notturna Irene di circa un mese fa, intitolato “Le vite degli altri (e quella che non ho vissuto)” (grazie Ire). Sì perché senza nessun tipo di empatia, un rapporto è solo sterile cortesia. Ma se l’empatia è troppo estesa e coinvolgente, si rischia di smettere di vivere la propria vita. Personalmente ho sempre sofferto molto di questo secondo problema. Quando mi sento coinvolto in ciò che una persona (un amico e non solo) mi racconta, partecipo emotivamente anche a livelli troppo elevati. Questo può essere negativo per me ma anche per gli altri. Essere razionali e consigliare senza un coinvolgimento emotivo esagerato, spesso può essere più salutare. Siccome il concetto di empatia mi interessa enormemente, mi sono un po’ documentato. Ho scoperto che alcune università anche Italiane (ad esempio quella di Parma) stanno portando avanti un filone di studi sul concetto chiave di Einfühlung tradotto, in questo caso, proprio come Empatia. Questo concetto è preso da Husserl (che lo traduce però come “fenomeno dell’entropatia”) il quale parla della rappresentazione teatrale: affinché lo spettatore comprenda l’azione rappresentata in teatro è necessario che, oltre al fenomeno puramente percettivo, abbia luogo il fenomeno della Einfühlung, grazie al quale è possibile quella dialettica di immedesimazione e ironia che caratterizza il vissuto dello spettatore rispetto all’attore/personaggio rappresentato. (I tedeschi, da Kant in poi, sono così bravi “a parlare razionalmente di emozioni”). Nel caso delle ricerche sull’Einfühlung = empatia, si scende a livello puramente scientifico. Pare infatti che le nostre sensazioni a livello emotivo siano gestite da dei neuroni chiamati “neuroni specchio”. Quando ci troviamo di fronte a una persona che ci esprime, a parole o in modo non verbale, un determinato stato emotivo, noi attiviamo gli stessi neuroni che attiviamo quando siamo noi ad essere in quello stato emotivo. In parole più semplici: se io vedo un amico piangere, attivo gli stessi neuroni che attiverei se piangessi (ovviamente a differenti intensità, la qualitativamente è la stessa cosa). Cosa vuol dire questo? Che siamo “naturalmente” predisposti all’Einfühlung, cioè siamo naturalmente empatici. Dunque combattere le emozioni di derivazione empatica sarebbe andare contro il nostro essere umani? Il meccanismo dell’empatia prevede prima una fase di comprensione, poi una di condivisione e infine una reale identificazione nella sensazione o stato emotivo. In quanto esseri umani siamo naturalmente predisposti a soffrire e a gioire sulla base dei dolori e delle gioie altrui. Rimane da chiarire fino a che livello possiamo farci coinvolgere dall’empatia, cioè fino a che punto la nostra vita interiore sia effettivamente influenzata e influenzabile dagli altri e dal mondo esterno. Chiudo citando un altro tedesco, Lichtenberg: “Noi stiamo in mezzo tra l’anima e il mondo esterno e siamo specchi degli effetti di entrambi”.

giovedì 15 novembre 2007

I freed myself




Le rose d’autunno appoggiate sul davanzale, ritagliano fette di questo cielo scuro. Al di là della tenda trasparente osservo la vita scorrere, indifferente alla mia presenza. Mi scaldo le mani gelide con il tè bollente e cresce in me questo bisogno di scriverti. Ti scrivo da questa città a cui appartiene metà della mia anima. La città in cui il mio corpo trova la sua dimensione ideale. Questa mattina sono uscito mentre il sole invadeva i palazzi di Bloomsbury. Ho raccolto nostalgie ad ogni angolo, assieme con la brezza gelida che mi accarezzava il viso. Le parole sono sgorgate come acqua da una fonte. “All those places where I recall the memories that gripped me and pinned me down”. Sono sceso nei sotterranei che sfidano il tempo tradendo lo spazio. Il ventre caldo della terra, ferito, gronda di centinaia di persone che come sangue scorrono nelle sue vene. Sono risalito tra i palazzi di Westbourne Park. Ho sfidato me stesso. Di nuovo in nome della Musica. Ancora una volta ho acceso speranze destinate al suicidio. Illudendomi di distruggere questo desiderio, per sempre. “I'd risen this morning determined to break the spell of my longing and not to think”. Camden mi ha parlato di nuovo del futuro anteriore del mondo, dove il tutto è possibile se si ha la forza di non cercare di prevederlo. Immerso in questo bagno di antichi archetipi modernizzati, ho osservato il bestiario umano e sono riuscito a non pensare. “I go to these places intending to think of nothing . No anticipate”. Ma solo a Regent’s mi sono sentito liberato dalla vita. E straordinariamente solo. Come un bambino che apre gli occhi per la prima volta. Come un defunto che li ha chiusi per l’eternità. Assolto. “I freed myself from my family I freed myself from work I freed myself I freed myself and remained alone”. Sul ponte possente che sfida la storia, mi è parso di intravederti. Tra i passanti frettolosi e gli spiriti smarriti. Ma ho volto i miei occhi sul Tamigi che, per la prima volta dopo secoli, ha voglia di spaventare la città. Forse tu mi stai aspettando fra le acque. Con un miracolo delirante fra le mani. Ma non ti raggiungerò. Non ora. “And somehow expect you'll find me there that by some miracle you'd be aware”. Mi accorgo di essere dove vorrei essere. Il tempo e lo spazio perdono qualsiasi valore quando coincidono così perfettamente. Ora che il sole ha lasciato questa terra eroica quasi completamente, mi ritiro in contemplazione. Da questa dimensione gotica attingo pensieri dalla mia mente e li dono alla carta. Soltanto per te. Nel silenzio di questo cantone della città. “Silence, silence, silence, silence”. E ti scrivo. Senza sapere se esisti.

Le parti in inglese sono tratte da “Silence” di P J Harvey

giovedì 8 novembre 2007

Like getting blood out of a stone



Così domani sarò di nuovo da te. Londra. Per l’ennesima volta. Senza stancarmi mai di capirti e di ritrovarmi in te. Tu con le brume di Kensington Garden del mattino e del jogging. Tu con i pub dalle mille birre e dalle mille lingue. Tu con le acque che cambiano sfumature con lo scorrere delle ore. Tu con la pazzia calcolata tra i vetri e l’acciaio. Tu con l’inferno sotterraneo e colorato, in fondo gradevole. Tu con le parole infinite che scorrono dalle strade agli occhi in un flusso continuo. Tu con il vento che solletica il muschio nei cimiteri di pietra antica. Tu con la Musica che non si spegne mai, perché anche il tuo silenzio è musica. Tu con gli oggetti assurdi che fanno tornare gli adulti bambini e che fanno diventare grandi in fretta i bambini. Tu con i portoni immensi, sempre chiusi eppure spalancati. Tu con il nero della pelle e il bianco delle rose. Tu con le nuvole discendenti dalla Primerose Hill. Io? Io cosa ho ancora da imparare da te? Tutto. O forse nulla. Credo tu scorra nel mio sangue. “Like getting blood out of a stone, the City left you lost and gone”. Ma so che tu avrai sempre nuove domande per me. “Are you happy with yourself? Are you talking to yourself?”. Cercherò ancora le risposte nelle luci riflesse sul Tamigi, così silenzioso nel suo fragore millenario. Ancora ferito dalle navi e dai battelli, senza sosta. Le cercherò nella vita dei docks di Saint Catherine dove tutto sembra finire e invece inizia soltanto. Cosa c’è di diverso stavolta? Perché quest’ansia, la notte prima di rincontrarti, dopo quasi un anno? Forse è questa nuova consapevolezza, così indispensabile, eppure così fastidiosa e scomoda come un cuscino di aghi. Cosa mi dirai di essa? Ho paura delle tue risposte. Ma ti ascolterò di nuovo, Londra. Domani. E fino a quando gli occhi mi resteranno aperti. “You’re always looking for a sign but boy you blow it every time. You hear a voice begin to speak. You ignore it and go softly to sleep”.

Le parti in inglese sono tratte da “Put the book back on the shelf” by Belle&Sebastian
Il dipinto è “Sunset over Westminster, London” by David Welsh

mercoledì 7 novembre 2007

I am all the days that you choose to ignore



Oggi vorrei parlare di te. Dopo un anno in cui mi osservi, dall’alto della tua coscienza di vetro, brillante ma cupa, palese ma irraggiungibile, vorrei darti un nome. Dopo un anno in cui ti osservo, in attesa di una tua approvazione, che desidero e temo allo stesso tempo, vorrei capire chi sei davvero per me. Da quando hai sfiorato la mia anima in quella umida serata di novembre, hai cambiato il mio modo di pensare. Mi hai avvicinato al tuo cuore e poi mi hai allontanato, ignorando il mio dolore per infinite frazioni temporali. “I am all the days that you choose to ignore”. Io mi sono reinventato, ho lottato contro la mia pochezza, imparando a recitare sui nuovi palchi che tu mi hai fatto conoscere. “I'm the next act waiting in the wings”. Poi sono fuggito dalle tue mani indecise, ho corso a perdifiato, ma mi hai sempre raggiunto, e di nuovo intrappolato. Con la forza della carne e della mente. “I'm an animal trapped in your hot car”. Ho pensato tu fossi la luce per uscire dal buio, ma come una falena accanto a un falò, mi sono bruciato le ali, avvicinandomi a te. “I am a moth who just wants to share your light. I'm just an insect trying to get out of the night”. Dopo un anno durato un secolo, ancora affogo nel verde delle tue iridi. E sono costretto ad ammettere che tu sei tutto ciò di cui ho bisogno. “You are all I need You are all I need. I'm in the middle of your picture lying in the reeds”. Il tempo non ha risolto la sciarada fra di noi. Ancora tu appari e scompari senza nessun preavviso. Io seguo i tuoi umori e, senza alcun senso, leggo il mio futuro sulle espressioni del tuo viso. Ci sei tu. E nessun altro. “I only stick with you because there are no others”. Infinite ragioni e infiniti errori fra di noi. E la vita che si consuma nel susseguirsi dei giorni. “It's all wrong. It's all right. It's all wrong”.
Le parti in inglese sono tratte da "All I need" by The Radioheads

martedì 6 novembre 2007

Dubh




Nel gioco del sole ho indossato
nascosto da nebbie grafite
di tenebre questo cappuccio
poetico amico del nulla

Con esso mi sono coperto
dagl’occhi che piangono luce
di uomini ostili a se stessi
amanti perduti dei sogni

Straripa di seppia il mio nido
asettico affanno del cuore:
è nella dimora del buio
che accolgo la morte.. e la vita


* Dubh = “Nero” in gaelico irlandese

venerdì 2 novembre 2007

Farewell old cries



Well I can see this night
Through the candles
While every previous time
Is dying around

Yes my eyes are dry
In this end of
Year of grief and crimes
Have I loved in vain?

Farewell old cries

Though the ocean roars
Into my heart
A smile I’ve got
To those who hate

While the spirit soars
In the deep dark
I turn now my brow
Towards the north

Farewell old goals

Samhain I hope to be near
To become a ghost without fear
Living for enchanted words and for whispers of the love

Suddenly I call this new year
As it was a thought and not real
Dreaming it is still the most precious thing I’ve ever got

The last sun went down
Behind mountains
And the mourner’s crowd
Has started to sing

“No what you have found
Is not eternal
Of the time the mouth
Can eat it all”

Farewell old hopes

Samhain I hope to be near
To become a ghost without fear
Living for enchanted words and for whispers of the love

Suddenly I call this new year
As it was a thought and not real
Dreaming it is still the most precious thing I’ve ever got

mercoledì 31 ottobre 2007

Do the bloody sheets on those cobbled streets mean I have wasted time?



L’ultimo giorno dell’anno. La pioggia non smette di lavare la pietra di questa strada. Lava i passi delle persone e il sangue non versato. In queste ore sento quanto sia immenso il tempo che perdo pensando a un futuro di cui non posso sapere niente. Interrogo il presente e il passato in cerca di segni invisibili. Chiedo a Dio e a profeti inginocchiati. Non trovo risposte fra queste lenzuola insanguinate. “Many prophets preach on bended knee many clerics wasted wine. Do the bloody sheets on those cobbled streets mean I have wasted time?”. Ho raccolto parole per scriverti, in una pozzanghera nera. Le ho asciugate col mio alito di amante deluso. Le ho tradotte con la gioia di un bambino che gioca. Poi le ho buttate dove qualcun altro, diverso da te, possa trovarle e leggerle. Sei perfettamente incapace di comprendermi e di raggiungermi. L’oceano non toccherà mai la vetta di una montagna, ma non smetterà mai di tentare di farlo. “I really want you to really want me but I really don't know if you can do that I know you want to know what's right but I know it's so hard for you to do that. And time's running out as often it does and often dictates that you can't do that. But fate can't break this feeling inside that's burning up through my veins”. Dalla finestra penetra pochissima luce, appena sufficiente per distinguere i tasti bianchi da quelli neri, sul pianoforte. Appoggio le mie dita su di essi ma non suono. Ascolto la musica nella mia mente. Una musica discordante e senza ritmo. Come quella prodotta dai nostri corpi avvinghiati su quello stesso pianoforte. Secoli d’incomprensioni fa. “No matter what I say or do, the message isn’t getting through. And you’re listening to the sound of my breaking heart”. Sento il bisogno di pregare ma non ho effigi a cui rivolgermi. Da secoli navigo senza toccare terra. Incendio le pagine della storia già scritta, nella speranza di un nuovo inizio. “They say a million people bow and scrape to an effigy of gold. I saw life begin and the ship we're in and history unfold”. L’anno si chiude nel freddo intenso. Sopra queste argentee plaghe di solitudine. “Are there silver shores on paradise? Can I come in from the cold?”.

Le frasi in inglese sono tratte da “I Really Want You” by James Blunt

lunedì 29 ottobre 2007

My mask of gold


With my mask of gold I protect my soul
From the pirates that can sack my thoughts
Through my mask of gold I see the world
Flawless as it was a miracle

It’s a sober lie, it’s a sober lie

I can’t spread my wings because the gold
It’s so heavy for my strength of course
But the purple of my heart is so
So perfectly hidden from the gold

It’s a precious lie, it’s a precious lie

It is just a tango
Danced in the corners
Of a secret temple
Built with million lies

Of the truth the candle
I refuse to lit up
All the lies I handle
Oh they are so bright

I read my lies, I read your lies
I take comparisons
I bleed inside, I shine outside
The life is just a joke

I am bloodless ‘cause I pay this gold
With the power I catch by my own
No I don’t believe I’ve lost honour
It’s my way to fight this social war

With my goldest lie, with my goldest lie

It is just a tango
Danced in the corners
Of a secret temple
Built with million lies

Of the truth the candle
I refuse to lit up
All the lies I handle
Oh they are so bright

I read my lies, I read your lies
I take comparisons
I bleed inside, I shine outside
The life is just a joke

giovedì 25 ottobre 2007

The lying of the prophets



In the middle of October
Rain has become my new lover
Yes what I was waiting oh was never come along
This path that’s the same of years ago

Still my spirit dwells all over
Places where the moths oh cover
The sun with their wings the darkest I have ever known
Every light for me can be a blow

But it’s along way
The one to walk before dying
Look now at my face
I’ve learned to speak just through my eyes
‘cause I have seen twice
The lying of the prophets

No there’s no more waiting
After a long year of fog
While through the sheets mazes
I have found only new foes
Now I have seen twice
The lying of the prophets

I suppose my tears are vain
As can be for ocean, rain
But when the pain is stronger than the strength I’ve always called
There is just the crumbs of diamonds

But it’s along way
The one to walk before dying
Look now at my face
I’ve learned to speak just through my eyes
‘cause I have seen twice
The lying of the prophets

No there’s no more waiting
After a long year of fog
While through the sheets mazes
I have found only new foes
Now I have seen twice
The lying of the prophets

lunedì 22 ottobre 2007

Confuso


Sono confuso. Una confusione che non ha nulla di elegante, nulla di artistico. E’ fine a se stessa e non può partorire nulla, se non altra confusione. Non mi suggerisce note: osservo il pianoforte come osserverei un cadavere. Non ho nulla da dire se non che sono confuso e non so dove andare. Ognuno dei mille visi che mi chiedono attenzione, osserva la mia incapacità ad affrontare la realtà, biasima col suo sguardo la mia immobilità. Sono una statua di sale che attende la pioggia per sciogliersi e scorrere in discesa per inerzia. Non ho bisogno di promesse. Non ho bisogno di Amore. Non ho bisogno di comprensione. Non ho direzione. Mi sono perso ed è troppo tardi per tornare indietro. Sono stato usato e ho usato troppe volte per riciclare la mia anima in un nuovo flusso di vita. Lo specchio stavolta non mente: i miei occhi sono spenti e non c’è luce nuova che io possa percepire nel raggio di chilometri. Negli altri vedo soltanto luci fioche nell’orizzonte cupo di cecità, troppo lontani per essere percepiti come forme reali. Se fosse solo un momento vorrei passasse presto. Se fosse un traguardo vorrei accettare la mia vittoria e ottenere come premio.. la pace.

Lascio che Mark Greaney canti ciò che in questo momento non sono capace di esporre in alcun modo e in nessuna forma. “Decaying as I am, I need not some promised land, I know I am failing, acceptance was the plan… I have chosen everything this is what makes it so bad, no matter what the action, situation was created by me”. (da “Improv”).

mercoledì 17 ottobre 2007

I follow to the edge of the earth and fall off



La notte prima di partire. Non ho voglia di partire. Ho freddo e mi avvolgo in calde finzioni: un’estate di porcellana mi scalda l’anima. Penso alla tua impassibilità e trovo sia direttamente collegata alla mia paura. Tu mi dici: la Bretagna non è poi così lontana. Io fingo sicurezza. L’ennesimo viaggio forzato ma in fondo desiderato: dimostro a me stesso (a te?) che sono cresciuto. Io so affrontare il mondo. Da solo. Mastico le tue parole come fossero sabbia. Le ingurgito e rischio di affogare. Partirò senza che tu sappia. Non ho bisogno di te. Tu dici: siamo lontani anni luce anche quando siamo vicini. Io non posso confutare. Nel cielo sopra alla Francia sento il bisogno di piangere. Lacrime che non conosco. Rugiada salata della mia anima. Ho ancora la mia occasione per vivere o sono soltanto un fantasma sotto il microscopio disilluso dei tuoi occhi? Precipito mille e una volta dal bordo più estremo della terra. “Turn me on to phantoms I follow to the edge of the earth and fall off. Everybody leaves if they get the chance, and this is my chance”. La notte bretone è fredda ma non gelida. Dalla finestra della stanza osservo un giardino finto di scheletri vestiti di foglie rosse. Tu dici: questo autunno non sarà mite come lo è stato il nostro. Io raccolgo dal cielo le parole mute con cui risponderti. La quiete non raggiunge la mia mente, vittima impotente di un bestiario affamato. “I get eaten by the worms, weird fishes. Get towed by the worms weird fishes”. Non pensavo l’alba avrebbe tardato così tanto a giungere: il sole si alza affaticato e splende come se lo intravedessi attraverso le acque scure dell’oceano. E accanto al sole appena acceso vedo i tuoi occhi osservarmi. Cammino sul viale e osservo la mia ombra corta muoversi impaziente: cosa sto facendo qui? “In the deepest ocean, the bottom of the sea. Your eyes, they turn me. Why should I stay here? Why should I stay?” Tu dici: io non sono più accanto a te. Io ti vedo. Ma non ti seguirò. “I'd be crazy not to follow where you lead. Your eyes, they turn me”.

Le parti in inglese sono tratte da “Weird Fishes/Arpeggi” by Radiohead (album “In rainbows”)

martedì 16 ottobre 2007

Sangue fossile



Ho raccolto spine
incenerito petali,
ombre disarmate
della mia nullità

Ho visto in me
il figlio ostile
di luce stuprata
da buio antracite

Mortale l’attesa
del nuovo tempo:
sangue fossile
sporco di vento

domenica 14 ottobre 2007

Dans la nuit





J’ai tué, oui l’autre face des mes rêves
Et j’espère de n’être plus mon triste maître
Non je ne peux pas dire
Que j’ai pu choisir

La sortie est dans les angles de la vie
Où certaines ont éprouvés à franchir
Avant la nuit
Toutes leurs limites

Dans la nuit
Je cherche de moi saisir
Mon esprit
Est en train de guérir
D’une maladie il y a longtemps me fait languir
C’est comme on dit, nous sommes des ombres sans l’ironie

Dans la nuit
Cette banlieue semble qui dit
C’est normale
être seuls comme je suis
avec les mains en train d’écrire une poésie
avec ma masque encore en train oh de mourir

J’ai perdu l’orientation de mon temps
Le levant c’est comme le ouest pour moi
Jours sont comme le vent
Où je vais-je ne sais pas

Dans la nuit
Je cherche de moi saisir
Mon esprit
Est en train de guérir
D’une maladie il y a longtemps me fait languir
C’est comme on dit, nous sommes des ombres sans l’ironie

Dans la nuit
Cette banlieue semble qui dit
C’est normale
être seuls comme je suis
avec les mains en train d’écrire une poésie
avec ma masque encore en train oh de mourir


Scritta a Rennes-Bretagne-France giovedì 11 ottobre

sabato 6 ottobre 2007

Silver thoughts



Silver thoughts in my head
When I have no other plan
All oh seems so unless
All the smiles all the steps

And I keep the silence
Over all the items
I don’t have to speak and sing

World is no more in my hands
I feel I am a skipping lad
From everything is there
From the lovers to the friends

And there is no wonder
While my head is crowned
As the last of the kings

So my veins must be dry
As water to the sky
So I’m deaf and too blind
To remember my crimes
But I’m still alive, yes I’m still alive

So wherever I look
At I find dead intentions
May be sickness has took
All residual actions

But I’m still alive yes I’m still alive
There is nothing I can do but to create a new truth

I belong to the end
But to live is a new bet
That I have now to accept
There is no more other chance

No it’s not perfection
In these packed lessons
I can hear in everywhere

So my veins must be dry
As water to the sky
So I’m deaf and too blind
To remember my crimes
But I’m still alive, yes I’m still alive

So wherever I look
At I find dead intentions
May be sickness has took
All residual actions

But I’m still alive yes I’m still alive
There is nothing I can do but to create a new truth

mercoledì 3 ottobre 2007

A sun at midnight



No doubt, everything is changed
In every corner
Around I can see my fate
Is already murdered

I’ve searched for someone that can change my life
I’ve found you and I don’t know if it’s right

My mouth has already learned
The sound of your name

It’s round every line I bend
Between our worlds

It’s not the troubles what I fear for sure
May be I don’t know what I’m looking for

Sometimes I breath you in
Sometimes you’re only a lie
Over my head over my heart

Sometimes I need you here
Sometimes I want you so
Far away from my life

I’m not a lover but a sun at midnight
I’ve not discovered where is my own sky

I’m not the one you have thought
When we first met
I’m what can reflect a pool
After a cold rain

You see my face as a trembling paint oh
Of what I am and what I’ve been before

It’s not the troubles what I fear for sure
May be I don’t know what I’m looking for

Sometimes I breath you in
Sometimes you’re only a lie
Over my head over my heart

Sometimes I need you here
Sometimes I want you so
Far away from my life

I’m not a lover but a sun at midnight
I’ve not discovered where is my own sky

lunedì 1 ottobre 2007

When pianos try to be guitars




La notte scorsa, proprio mentre Ottobre arrivava con il suo solito scontato giudizio sulla mia vita, ho sognato il tuo corpo. Era disteso senza vita in una fossa, lungo il pendio ventoso sul quale spesso trascorrevo le mie domeniche adolescenti. Nella sua totale arrendevolezza al terreno sottostante emanava una bellezza straordinaria. Quelle bellezze silenziose che non hanno bisogno di parole per essere celebrate. L’ho osservato rapito di estasi e incurante della morte che lo abitava. E mi ha ispirato vita, e ha suggerito parole al mio animo analfabeta. Ho voluto pregare: come si può non pregare dinnanzi a tanta bellezza? Ho pensato tante volte di averti dimenticato, almeno tante volte quante quelle in cui ti ho ricordato nel buio e nel silenzio. Ora che il tuo corpo mi è apparso accompagnato dalla morte, cosa dovrei mai pensare? Che sarà l’ultimo ricordo? Che questo pendio sarà per noi il meritato Camposanto? Ho sfiorato con il vento i tuoi capelli e ho pianto.. se avessi potuto vedere le mie lacrime sfiorare il tuo corpo e il suo giaciglio..! “Don't say that you don't.. And if you could see me now. Said if you could see me now”.. io che ti ho accusato di non sapere andare avanti.. di non sapere cosa significasse Amare.. di non sapere iniziare da capo… ora ricevo le stesse accuse dalla tua espressione immobile..dai tuoi occhi chiusi.. “…you've got to know when it's time to turn the page, when you're only wet because of the rain”. E quante volte sotto la pioggia il mio pensiero ti ha sfiorato! Quante volte ho mentito al mio cuore e l’ho tradito, svenduto e portato oltre oceano.. per non pensare.. Eppure ho continuato a cantare solamente le tue parole…ogni volta che il crepuscolo mi ha scoperto improvvisamente nudo.. “He moved like the sunset, God who painted that”. In te sento ancora l’ovest verso cui continuo inevitabilmente a muovermi.. senza tregua e senza una meta precisa.. “I feel the west in you and I feel it falling apart too”. Cosa accadrà ora che l’ovest sta morendo? Perderò ogni mio senso dell’orientamento..perderò me stesso. Così come sono spariti il tuo corpo e la tua bellezza epica. Apro gli occhi e vedo solo il mio corpo fra le coperte confuse… e un piano polveroso e muto al di là del letto. “I guess you go too far when pianos try to be guitars”.
La parti in inglese sono tratte da "Northern Lad" by Tori Amos

lunedì 24 settembre 2007

Solitary grace



September I’ve not spoken
To you with my voice broken
By this need to cry
I’m ashamed and shy

The season is my lover
I use it just to cover
My so tired heart
Cold as artic land

Some voices are saying I can’t die
Inside this solitary grace

September new order
Please bring in my dreams
In mazes of cold air
I’m losing my gifts

I’m a stupid gamble
Lighting up some candles
But I cannot find the right to me

Some angels are beating
My soul with their wings
They say I’m not stronger
Than my old believes

As clouds I can follow
The wind of the autumn
I can only hope it’s right to me

I drink a cup of my thoughts
Together with this autumn
And it seems to sing
Its loud voice I hear

No reason is eternal
All things by time are tortured
So what else pretend?
Let empty my hands

Some voices are saying I can’t die
Inside this solitary grace

September new order
Please bring in my dreams
In mazes of cold air
I’m losing my gifts

I’m a stupid gamble
Lighting up some candles
But I cannot find the right to me

Some angels are beating
My soul with their wings
They say I’m not stronger
Than my old believes

As clouds I can follow
The wind of the autumn
I can only hope it’s right to me

mercoledì 19 settembre 2007

Di passione nuda



Crocifisso sul cristallo variopinto
dei tuoi occhi d’ametista artificiale
sento gelido freddo attraversare
la mia schiena di passione nuda

Il tuo calore diviene necessario
come equilibrio sopra al dirupo
come il respiro del cuore del cosmo
sulle paludi dalla notte soffocate

M’agito nottambulo sul corpo
cieco nell' istinto che dirige
il muto cercarsi senza meta
oltre il confine della logica

Mi chiedo dove conduca la via
del morituro appagamento:
come un brutale nubifragio
che distrugge senza costruire

martedì 18 settembre 2007

No art



I have tried too many times to understand
And I hope that you have seen me trying
I can see you’re always calling me with your green eyes
I believe I am now showing everything you hide

Now the bombs are blasting all around the two of us
We are running where there is no sky
You can bleed protected by the ceiling of your mind
But I know we aren’t a knot so tight

Now I keep in my fists
Only drops of fossil rain
I know I’m disappointing
You but I cannot kill my brain

I’ve no art with the love
I’ve no art with the love

I have chosen to sail
Myself on an ocean of leaves
And you cannot follow
Everyone has just his own dreams

I’ve no art with the love
I’ve no art with the love

Now the trees are speaking about the upcoming air
Even if you have no will to hear
Listen to my words but please don’t look at me that kind
There’s no place for passion in this fascinating lie

Now I keep in my fists
Only drops of fossil rain
I know I’m disappointing
You but I cannot kill my brain

I’ve no art with the love
I’ve no art with the love

I have chose to sail
Myself on an ocean of leaves
And you cannot follow
Everyone has just his own dreams

I’ve no art with the love
I’ve no art with the love

lunedì 17 settembre 2007

The dews drop slowly



Today I’m fighting
Against what’s hiding
I need to fade as a lamp in the dark

I’m not who’s flying
I’m not who’s dying
But I am just someone trying to bet… on me

I’ve got a lumber
Over my shoulders
But I am so fragile I cannot keep

There are no thunders
In the sky higher
I need to gain new faith in some news dreams … for me

The dews drop slowly
Down from the only
Precious thing I have

I lick my story
Full of false glory
Now all the ambitions end

I live just waiting for that opened door
To which all mazes oh they have to walk…

I’ve squeezed my old dreams
Obtaining nothing
Now they are become just smart jokes of words

I’ve got in my hands
Some dim grey sand
I have to use it only to build me.. build me

The dews drop slowly
Down from the only
Precious thing I have

I lick my story
Full of false glory
Now all the ambitions end

I live just waiting for that opened door
To which all mazes oh they have to walk…

giovedì 13 settembre 2007

Ancient as my grief


Then, I look into my eyes
Just to know if I am really me
And a little shiver I receive
May be I am just the shade of me

So there is no other call
Even here in the far County Cork
I am simply what I have just known
And the past is just a fading ghost

Why are you with me?
In this northern mist
I need you but me
I’ve got my own wings

Think about what’s around
And believe me, it’s more than you have ever found
My soul shines while it’s crying
And you’ll see my shadow as I’m going to die

Look, I’m just a little beat
Over these stones ancient as my grief
There’s no answer but some bleeding peace
Behind all the false words of the scene

Why are you with me?
In this northern mist
I need you but me
I’ve got my own wings

Think about what’s around
And believe me, it’s more than you have ever found
My soul shines while it’s crying
And you’ll see my shadow as I’m going to die
(Written/Composed in Drombeg Stone Circle - Co. Cork Ireland)

Franco Battiato, 7 settembre, Reggio Emilia



Pur adorando all’inverosimile alcuni suoi testi e la sua straordinaria capacità di innovarsi rimanendo sempre se stesso, non avevo mai visto Franco Battiato in concerto. Così, quando un amico mi ha chiesto di andare con lui, ho accettato di buon grado. Sono molto contento di averlo visto, mi ha emozionato e questo è l’importante: tuttavia non posso dire sia stato, a mio modesto parere, un concerto senza pecche. L’inizio è stato favoloso. Davanti ad un’arena della Festa dell’Unità colma di gente (ok: per Battiato avrei preferito un teatro, lo ammetto), è uscito da solo ed ha cantato da seduto alcuni pezzi eccezionali. Ad ogni pezzo si scopriva un tendone dietro di lui e apparivano alcuni dei musicisti. All’inizio è stato essenziale: quasi soltanto la sua voce e gli archi. “Povera Patria” è stato un tonfo al cuore: applauso generale della folla durante la frase “Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni..”. Quello che amo di lui e che sa essere sempre attuale nei suoi testi….. talora è quasi profetico. Dopo un po’ però sono entrare le ragazze di un gruppo che, a quanto pare, lo sta seguendo nel suo “Vuoto” tour… tali MAB. Ora: non dico che le ragazze non abbiano grandi potenzialità (ho apprezzato soprattutto la vocalità della cantante, davvero notevole!) e non siano brave.. però purtroppo non le vedo ben associate a Battiato e al suo repertorio. Loro fanno un punk estremo.. che non ha a che fare molto con il Battiato che piace a me (ok: verso di lui sono un po’ tradizionalista). Certi pezzi sono diventati troppo rumorosi e hanno così perso la loro magia. In alcuni casi la voce di Franco non arrivava nitida come certi testi richiedono. Ho appena letto che Battiato ha detto delle MAB: “Loro mi piacciono perché sono estreme”; capisco bene cosa intende ma secondo me l’alchimia non ha funzionato. Anche l’apparizione di Sgalambro non mi ha lasciato il segno che speravo: ha letto alcuni testi con sottofondo musicale ma, contrariamente a come spesso mi accade, le sue parole non mi hanno affatto sfiorato in profondità (vedi “L’ombrello e la macchina da cucire”, album a mio parere straordinario, i cui testi sono del filosofo). Insomma, alcune cose non mi sono piaciute, tuttavia non sono mancate le perle. Interpretazioni splendide di pezzi che adoro, come “Sesso e castità”, “E ti vengo a cercare” e “La cura”, mi hanno comunque fatto cantare e urlare “Grande Franco!”. Al prossimo concerto però lo vorrei più mistico e meno rumoroso!

venerdì 7 settembre 2007

Scarlatto timido


Ti leggo senza più alcun timore
e le tue ferite diventano mie:
siamo vittime degli stessi boia

Sottili le parole infiltrate
come lamette sui polsi teneri
del mio cuore da te contaminato

Il mio sangue colora il tuo sangue
scarlatto timido un poco spento:
siamo quello che pensiamo d’essere?