domenica 30 agosto 2015

Estate in dormiveglia
















Estate in dormiveglia
siccità di parole
la luna piena negl’occhi
di gatti neri nel campo.

Son il residuo dei sogni
della luna trascorsa:
feroce è l’abbandono
d’aspettative tradite.

venerdì 21 agosto 2015

Wind of age










The Sun and the Rain for My birthday
 And I am here as always
Cause I know the Land can heal myself

I forgot the paths of knowledge
I randomly walk as I'm foolish
But I know the Land still can heal myself

I become my father 
And sometimes my mother 
Wind of age leaves always me alone 

While I go on waiting 
For new ways of praying 
You have promised me ages ago

Where does It dwell the Shekinah *
Perhaps in the place we have left apart
Tough we know the Land can heal ourselves

I become my father 
And sometimes my mother 
Wind of age leaves always me alone 

While I go on waiting 
For new ways of praying 
You have promised me ages ago 

* Nell’ebraismo la presenza di Dio nel mondo materiale 

19th August 2015, my birthday 
Nella foto: San Pellegrino in Alpe, Lucca

lunedì 10 agosto 2015

I can look your God right in the eye

Le foglie cadute già stanno correndo sull’asfalto, in questo angolo remoto di Appennino, dove l’autunno arriva sempre prima. Mi sento così partecipe della loro caduta e della loro corsa verso l’inevitabile fine che le attende. Inizieranno le piogge e del loro rigoglio estivo non rimarrà nemmeno la polvere. Invece, guardandoti accendere una sigaretta sul tavolino del pub di sempre, nel tardo pomeriggio di questa piovosa domenica, vedo la vita. I tuoi progetti, il tuo entusiasmo nel raccontarli, il nuovo mondo in cui stai vivendo e che ti piace così tanto, hanno creato una persona nuova in soli due anni. E la cosa più straordinaria è che stai trasformando anche i fantasmi del passato in carne palpitante di vita. Mi sento ferito quando mostri, con il tuo atteggiamento egocentrico, di non capire il mio stato mentale di confusione e decadenza totali. Ma so bene che dall’alto si fatica a vedere chi è solo un puntino lontano sul fondo della valle. Ci siamo scambiati i ruoli così tante volte in questi anni che non so più chi di noi due sia il pazzo, chi di noi due non riesca proprio a trovare un senso, chi si stia prendendo gioco dall’altro. Ma oggi mi sembra tu un senso ce l’abbia, eccome. “I'm not sure who's fooling who here, as I'm watching your decay”. Seguo I tuoi discorsi, le tue citazioni importanti, il tuo passare da una disciplina all’altra con estro e noncuranza, come un vero intellettuale, e capisco che le tue parole hanno convinto il mondo intorno a te e anche te stessa. Non sei più la donna che conoscevo. Ora sei capace di guardare il mio dio negli occhi, ma io non posso fare altrettanto. “You give me yours, I'll give you mine, cause I can look your God right in the eye”. Niente più benzodiazepine nel tuo mondo, solo una bandiera di vittoria che svetta finalmente sulla montagna che hai conquistato. “Like a flag on a pop star on a benzodiazepine”. E io? Io ho sprecato così tante occasioni e ho buttato via il meglio di me: è giusto che stia a guardare la tua ascesa con orgoglio e la veda come un monito di chi sarei potuto essere. “A change of course in our direction, a dash of truth spread thinly”.

Le parti in inglese sono tratte da “Pancake” by Tori Amos
Nell’immagine: Kānherī-guhāh (Maharashtra, India), dal blog http://junaid-bhat.blogspot.it

venerdì 7 agosto 2015

Il fiume non lo sa
















Ho buttato via un mese
Fra i discorsi e le attese
E adesso che non ho più il tempo
Già vedo intorno a me un deserto

Sì, declina l’estate
Nelle sere offuscate
Da notti sempre più precoci
E dentro da pensieri atroci

Il fiume non lo sa che 
Anche io scorrerò 
Senza ritornare mai 
Da te 

Il fiume non lo sa e 
Forse neanche io lo so 
Se davvero tornerai 
Da me 

Ho intravisto un futuro
Tra le crepe del muro
Che taglia proprio in due il mio mondo
La maschera e ciò che nascondo

Devo attendere il tempo
Per partire nel vento
Ed arrivare dove il suono
Da solo può creare l’uomo

Il fiume non lo sa che 
Anche io scorrerò 
Senza ritornare mai 
Da te 

Il fiume non lo sa e 
Forse neanche io lo so 
Se davvero tornerai 
Da me

giovedì 6 agosto 2015

Do something pretty while you can


Da due giorni penso a quello che mi hai detto l’altra sera. Dopo che l’ennesima delusione ha distrutto l’ultimo della lunga serie dei nostri progetti. Hai detto che ti senti come un foglio bianco ora. Tutto si è cancellato. Tutto è stato cancellato. E ora sei nella condizione di potere inventarti di nuovo da capo. Mi ha stupito il modo propositivo con cui hai affrontato la situazione. Anni di lavoro inutile per non raccogliere mai nulla. È così umiliante sentirsi usati e vedere altri andare avanti con idee così evidentemente infime, rispetto alle nostre. Vedere che c’è chi con poco lavoro ottiene tanto e chi invece, come noi, si rimbocca in continuazione le maniche per avere sempre le mani vuote. Sentire intorno a te il dilagare di una banalità disarmante che quasi soffoca. Eppure, di fronte a tutto questo, tu riesci a sorridere e a dirmi che ti senti come una pagina bianca, pronta per essere di nuovo scritta. Sei così giovane e penso che se ti arrendessi ora sarebbe uno spreco immenso. Il tuo talento rischierebbe di finire dove sta finendo il mio, in un cassetto polveroso. Sì perché io sto purtroppo reagendo alla sconfitta totale in un altro modo. Mi sento una pagina completamente coperta di segni e di lettere. Su cui non rimane nemmeno lo spazio per una piccola Yod. Mi sento ferito e senza più alcuna voglia di espormi. E credo sia venuto il momento di ritirarmi nel mio mondo di creatività personale. Nel quale ogni espressione di ingegno ha un solo destinatario: me stesso. Una sorta di dialogo solipsistico fine a se stesso. Sarò in grado di ritornare in quel mio mondo adolescente che più volte ho tentato di abbandonare? Devo esserlo, siccome il mondo esterno mi ha rinnegato più e più volte. Eppure sento che dovrei fare qualcosa, fino a quando ne sono in grado. Qualunque cosa porti bellezza nella mia vita. “Do something pretty while you can, don’t be a fool, reading the Gospel to yourself is fine. Do something pretty while you can, don’t be afraid, skating a pirouette on ice is cool. Do something pretty while you can, don’t fall asleep, driving from California to New York”. Ci sarà sempre qualcosa a riempirmi le mani, il cuore e la mente. Anche se questo mondo è fatto per gli uomini. E non per noi, bambini figli di sogni troppo grandi. “Call me a prophet if you like, it’s no secret: you know the world is made for men, not us”. 

Le parti in inglese sono tratte da “We Rule The School” by Belle&Sebastian 
Immagine tratta da https://www.flickr.com/photos/steinle/

mercoledì 5 agosto 2015

Il tatto dei santi












Il sole distilla le lacrime
della menta selvatica
su questo crinale esposto
ai punti cardinali
il pianto invade le narici
e arriva al mio cuore
stanco di costruire città
su fondamenta fragili.

Vorrei avere il tatto dei santi
osservare il mio corpo sciogliersi
divenire terra, acqua e cibo
e i muscoli preghiere possenti
per superare le mura immense
erette dalla mia mente ostile
in mezzo fra la terra e il cielo:
la morte sa donare salvezza.

Nell’immagine: uomo musulmano che prega il Fajr, la prima delle 5 preghiere della giornata. Dal sito http://themuslimvibe.com

martedì 4 agosto 2015

The past is like the summer











The dark in the full summer
Suddenly erases my mind
As I had lost another
Good period of my life

The breath of autumn is not so far as I have thought
And all the plans need always more time than what I had hoped

So let me see my face on
The surface of your eyes
I am another person
But with the same old crimes

And looking at the sky so stormy I feel once again
As the great poet that never really can use his own pen

Will I be one day free? 
Will I be one day me? 
Out of all the hopeless road 
Far from all the “You should go” 

Is there at least one good thing 
I have gained among the dreams 
That I’ve seen falling apart 
Year after year? 

The past is like the summer
When we think of it still
Cause everything is after
Just better than during

And I go on having sunbaths as I really believe
That the sun can erase all the cold inside I feel

Will I be one day free? 
Will I be one day me? 
Out of all the hopeless road 
Far from all the “You should go” 

Is there at least one good thing 
I have gained among the dreams 
That I’ve seen falling apart 
Year after year? 

Immagine dal blog Therewillneverbeanotherelijahcandelaria

lunedì 3 agosto 2015

La nuova attesa













Nel luogo in cui la grandine
ha sterilizzato il suolo
tu mi parli di nuova vita
proprio nel giorno del raccolto.

Condividiamo solo il sangue
in questo tempo così misero
eppure la tua nuova attesa
rende disarmato il mio cuore.


Nell’immagine “In the rain” di Steve Hanks

sabato 1 agosto 2015

Damien Rice, 30 Luglio 2015, Castello Scaligero, Villafranca

Un immenso Damien Rice la sera del 30 luglio nella bella cornice del Castello Scaligero di Villafranca. È appena uscito il nuovo album dopo tanti anni “My favourite faded fantasy” in cui il talentuoso irlandese non cambia per nulla il suo modo di scrivere e il suo sound, ma rimane questo rapporto viscerale con la sua musica che lo rende unico nel panorama dei cantautori. È stato un concerto in cui lui è stato sempre solo sul palco: l’essenza più profonda e pura del termine “monoband”. Damien ha cantato e suonato più di due ore senza pause e ha incantato una platea immensa con la sua arte che continua a sgorgagli direttamente dal cuore. La sua voce e la sua chitarra, con un po’ di effetti elettronici che hanno inframmezzato i lunghi momenti acustici, sono state le protagoniste indiscusse della serata: o meglio, l’intreccio fra le due ha creato una magia che ha lasciato tutti senza parole. Dopo una dolcissima apertura con “Delicate”, ecco la bella ballata “Coconut skins” che ha fatto subito capire che Damien aveva anche voglia di far divertire, oltre che di fare sognare. È infatti ecco arrivare la divertente ma pungente “Woman like a man”! Poi siamo entrati nel nuovo album con uno dei pezzi che per ora mi piacciono di più:”Long long way” che secondo me è una perla di saggezza. Ed ecco arrivare i pezzi che hanno fatto da colonna sonora alla mia giovinezza: “Amie” (che ho cantato sottovoce perché il pubblico veronese è assolutamente silenzioso e composto, a livelli quasi imbarazzanti) e “Volcano” per la quale ha fatto salire dal pubblico una ragazza dalla voce molto potente ma, secondo me, per nulla adatta al pezzo (molto meglio Lisa Hannigan!). Poi la title track dal nuovo album “My favourite..” che devo dire dal vivo (come spesso capita con Damien) è davvero molto meglio. Poi la bellissima “Elephant” seguita da un pezzo che personalmente amo molto cantare e sento molto mio: “I remember”. “The greatest bastard” dal nuovo album è molto intimistica e poi dal vivo il suo inglese risulta ancora più meravigliosamente comprensibile. Poi la chicca “The Professor & La Fille Danse”, un b-side che mi piacque un sacco dalla prima volta in cui lo sentii. E infine dal nuovo album “It takes a lot to know a man” che ha terminato con un lungo strascico strumentale e corale, saltando da una parte all’altra del palco per attivare nuovi suoni, tanto che alla fine davvero sembrava incredibile che un solo uomo potesse fare tanto! Bella ed essenziale anche la scenografia: dietro al palco semplici luci e la parete del castello illuminata di rosso. Dopo una brevissima uscita, finalmente il pubblico veronese si è svegliato e… tutti sotto il palco a cantare tre tormentoni in fila: “Cannonball”, “9 Crimes” e “The blowest daughter” con cui il nostro elfo della musica ha salutato un pubblico estasiato. 

Incredibile che sia già la terza volta che recensisco Damien sul mio blog: 2007 e 2012 !